Monday, November 20, 2006

:t.h.i.n.g:

Ogni volta che passavo davanti a quella casa avvertivo quella sensazione.
Una casa vecchia, dalle mura grigie come il cielo d'inverno, i rampicanti che sembrano vene marce, due vecchi alberi ai lati che piangevano tutta la notte.
La porta d'ingresso allagata da piccole scale, molte delle quali ormai rotte, di marmo scuro.
Due piani, sormontati da un tetto molto alto, completamente nero, un camino ormai morto che non vomita più fumo da chissà quanti anni.
E quella finestra. Quella maledetta finestra.
Mi fermavo sempre ad osservarla. Una volta vidi quell'orrenda cosa.
Una cosa nera, malvagia. Una presenza dai lineamenti forse femminili. Si muoveva in modo inconcepibile, avanti e indietro, a scatti.
Come fosse un ologramma oscuro, privo di vita, agonizzante.
Vidi quella cosa per pochi secondi. Mi entrò dentro.
Osservavo quella finestra sperando di scoprire qualcosa, non so cosa di preciso, era come essere incollato, avere voglia di paura, una sensazione orribile ma al tempo stesso elettrizzante.
Ma non vidi nulla.
Ci passai tutti giorni per un mese, forse due. Ma nulla.
Quella casa era abbandonata da tempo, i proprietari fuggiti chissà dove, strane storie sul loro conto. Un classico da film dell'orrore. Ma quella cosa io l'avevo vista.
Un giorno presi il treno per tornare a casa. Lo prendevo tutti i giorni per andare a lavorare come giornalista al daylight, una rivista che si occupa di cronaca nera, un lavoro che ti mangia la vita.
Il viaggio era breve, solo due ore scarse.
Dovevo andare al bagno. Quella sera non c'era tanta gente. Quasi nessuno.
Presi il corridoio buio, le luci andavano e venivano, mancanza continua di corrente.
Quella cosa era là. In fondo al corridoio.
La sentivo, era la stessa sensazione di quando osservavo quella casa.
Una forma storta e nera. Si muoveva a scatti avanti e indietro. Stava immobile.
All'improvviso la luce saltò. Mi ritrovai al buio. Solo.
Il rumore del treno che andava. Un rumore che non finiva mai.
Davanti a me un muro nero, il muro della paura.
Non vedevo nulla e quella cosa forse sarebbe venuta a prendermi.
La luce all'improvviso tornò.
Davanti a me solo il corridoio. Scesi da quel treno tre fermate prima della mia.
Ora quando passo davanti alla casa non guardo più quella finestra, proseguo dritto.
Forse ci sono cose che è meglio non vedere, cose che vanno lasciate in pace.
Forse quella cosa aveva un nome. Forse si chiamava notte.

4 comments:

Unknown said...

è fichissimo questo racconto.
una sola modifica. al posto di essere un giornalista al dylight non potrebbe fare il designer a nextmedia? tanto ti succhiano tutti e due la vita come lavori. comunque complimenti per la storia!

Davide Rossetti Artworks said...

hai ragione..la modifica ci sta proprio tutta!
grazie luko, conto sempre sui tuoi commenti!!

bella!

david0

Anonymous said...

Sangre ha detto: anche a me piace molto, sei bravo a scrivere! Concordo con la modifica proposta da Luko, anch'io vengo in treno a Nextmedia!

Davide Rossetti Artworks said...

wow bella andrea!!!! cazzo grazie x i commenti !!!davvero!!!
yeah!


.d.a.v.d.0..